La radice della nostra cifra stilistica era già chiarissima nel primo album, intriso di blues americano, quel blues che ha le sue origini nel Delta del Mississippi. Non sapevamo ancora, tuttavia, di avere ben altre “origini” e che per scoprirle avremmo dovuto fare un viaggio consumatosi innanzitutto dentro di noi.
(Negrita – Verso Sud – Alla Ricerca Del Battito Perfetto)
Col senno di poi, era chiaro che qualche cattiva vibrazione avesse iniziato a segnare la strada dei Negrita durante lo sviluppo di Radio Zombie, ma nessuno avrebbe potuto immaginare che tra il loro quinto album e il successivo sarebbero passati quattro anni. E dire che, fino ai primi mesi del 2003, le cose sembravano essersi messe davvero bene per Pau e compagni: dopo aver girato l’Italia senza sosta, la band aveva trovato il tempo per dedicarsi alla prima raccolta di successi, unita al debutto all’Ariston, cui era seguito il successo senza precedenti di Magnolia. Insomma, i cinque credevano di essere tornati in superficie dopo la discesa negli inferi.
Purtroppo, non era così. “Ragazzi me ne vado”: quelle parole, pronunciate da Zama sembrarono spazzare via tutte le certezze accumulate in dieci anni on the road. Dieci anni per costruire tutto e pochi secondi per abbatterlo: la più classica delle cadute. Fu in quel momento che i Negrita impararono a volare.
Una proposta intrigante per un viaggio in Sudamerica, a suonare, a sporcarsi le mani di allegria in un luogo in cui, un po’ come nella loro musica, conviveva tutto e il contrario di tutto. Un luogo dove non erano ancora stati ma di cui sentivano forti le vibrazioni, il richiamo. Si parte. Santiago, Cordoba, Montevideo, Buenos Aires, Salvador De Bahia, Rio De Janeiro. Povertà, favelas, gioia di vivere, contraddizioni, nuove sonorità. Tutto condensato, tutto di un’intensità mai vissuta. Zama aveva lasciato, ma erano arrivate le percussioni a trasformare per sempre il loro modo di concepire la creazione di un brano, il loro concetto di arte.
Se davvero esistesse una formula del successo, probabilmente i Negrita l’avevano trovata ai tempi di Reset, ma fu solo con L’Uomo Sogna Di Volare che, dopo aver perso affetti e certezze, la band trovò davvero se stessa. Erano partiti da quel nome, dagli Stones, avevano attraversato il Mississippi, la California, Seattle ed erano approdati in Sudamerica, scoprendo che quei luoghi li rappresentavano come pochissimi altri, che lì risiedeva il suono Negrita. Capirono di colpo di poter parlare di ogni argomento, dal più futile al più profondo, arrangiando i propri brani seguendo i dettami del rock o della world music, ma con la consapevolezza che fosse il modo in cui lo facevano a fare la differenza. L’inizio fu lento ma, come ama ricordare Drigo, il primo uomo che provò a volare finì a pezzi sul pavimento. Sdegno e risate. Poco più tardi l’uomo volava.
Dopo un po’ di avvicendamenti, alla batteria si sedette l’amico Cristiano Dalla Pellegrina, Rotolando Verso Sud divenne una dichiarazione d’intenti e i Negrita decisero di non tornare più sulla terra ferma. Fantasia al potere? Volere è potere? No, volare è potere.