-7 to KitchenGroove

Quando gli opposti convivono

Cos’è un gruppo? E cos’è il rock? In principio, è stata la musica a sedurci, a metterci insieme. Ma salire su un palco si porta dietro mille altri significati. È come dire: “State a sentire! Ho questi pensieri!“. È una cosa che non si può fare se non ci si sente giusti. Ma non si può esser sempre giusti.
(Drigo)

Finito il tempo delle illusioni, i Negrita prepararono i bagagli e ripresero il viaggio. Nel linguaggio comune, tre x in successione richiamano alla mente due aspetti altamente differenti. Da una parte, il torbido, il divieto, il pruriginoso, dall’altra, invece, il gesto d’affetto, l’abbraccio di una persona cara, scritto in fondo a una lettera. Allo stesso modo, il terzo album dei Negrita si regge su dicotomie, su scissioni solo in apparenza inconciliabili.

In Pau, Drigo, Mac, Zama e Frankie maturò la voglia di uscire da uno schema in cui erano stati inseriti da persone che non erano riuscite a coglierne l’essenza, l’anima. La loro non era musica alternativa, era musica fatta di carne e ossa, umana nel senso più ampio del termine. Talvolta scomoda, talvolta contraddittoria, ma senza dubbio libera. È con questa convinzione che i cinque si chiusero prima per un mese nel fienile di Mac, uscendone con materiale per tre album e poi spostandosi in un casolare in collina isolato da tutto, per poi ripresentarsi al mondo con il loro album più personale. È con la stessa convinzione, infatti, che gli argomenti trattati nei testi di Pau e Drigo iniziano a guardare all’interno della band e non più solo all’esterno, in cui iniziano a sentirsi liberi di aprirsi, di avvicinarsi di più a quello che stavano vivendo, raccontando la loro provincia, le loro esperienze quotidiane. Quelle che si erano ostinatamente impegnati a mantenere, anche contro le logiche di mercato. La scelta poi di registrare il tutto a New Orleans, nei leggendari Kingsway Studios di Daniel Lanois, un luogo fermo nel tempo, ricco di storia e profondamente esoterico, in cui poteva capitare di inciampare sulle chitarre di Bob Dylan o d’imbattersi nei master originali di Automatic For The People dei R.E.M, diede vita ad un altro paradosso: l’album più personale, più provinciale, dei Negrita divenne anche quello dal respiro più internazionale. Dicotomie, appunto. Perché l’amarezza, la noia, l’apatia non potevano convivere con la voglia di spaccare il mondo? Per quale motivo Pocahontas doveva rimanere una semplice fiaba per bambini? Ecco, nel 1997, i Negrita erano tutto e il contrario di tutto. Perché c’è il sesso selvaggio, ma poi ci sono sempre le coccole.

foto di Giovanni Canitano - foto live di Giansi Campagnoli