Il viaggio non finisce mai. Solo i viaggiatori finiscono. E anche loro possono prolungarsi in memoria, in ricordo, in narrazione. Quando il viaggiatore si è seduto sulla sabbia della spiaggia e ha detto: “Non c’è altro da vedere”, sapeva che non era vero. Bisogna ritornare sui passi già dati, per ripeterli, e per tracciarvi a fianco nuovi cammini. Bisogna ricominciare il viaggio. Sempre. Il viaggiatore ritorna subito.
(José Saramago)
Faber est suae quisque fortunae, dicevano i classici. Ciascuno è artefice della propria sorte. Forse non esiste frase migliore per descrivere l’avventura dei Negrita, band impegnata fin dagli esordi in un cammino incessante, tanto reale quanto ideale, fortemente voluto e cercato con la tenacia di chi sa perfettamente quale sia l’unica via (e vita) possibile: quella della musica, quella della strada. Quella dei Negrita è la più classica delle storie iniziatiche che permeano da sempre il rock n’ roll, con tutti gli elementi, i colpi di scena, le cadute e le ripartenze che non possono mancare in un’epopea che dura da quasi venticinque anni e che trova proprio nel viaggio la sua metafora migliore. La storia di musicisti che, pur preservando il loro lato privato, sono riusciti ad arrivare al proprio pubblico prima dal lato umano che da quello artistico, cambiando pelle più volte ma dando vita al contempo ad un sound riconoscibilissimo e completamente inedito per il panorama musicale italiano della metà degli anni novanta. Dopo nove album e tour senza fine, i Negrita hanno avvertito il bisogno di una pausa che, come è accaduto con ciclicità nel corso degli anni precedenti, invece di condurli all’ozio, li ha riportati sulla strada maestra, quella percorsa ogni volta in cui era necessaria una svolta. L’ultimo avvistamento? Un anno fa, deserto della California. Poi fine dei segnali, spariti dai radar. Chi li conosce sa perfettamente che ogni loro spostamento rappresenta qualcosa di profondamente diverso da una semplice vacanza e chi ancora non è avvezzo al concetto di viaggio creativo potrà diventarlo ora, facendo i bagagli e ripercorrendolo insieme a loro, da qui in avanti. Partendo dalle fumose origini degli Inudibili e del loro mitologico primo 45 giri, passeremo attraverso la California, New Orleans e le giungle dell’America Latina, passando per Londra e Tokyo, per arrivare infine a Joshua Tree, dove i protagonisti della nostra storia giungeranno alla piena consapevolezza di un inedito metodo di lavoro, fatto di nuove sonorità, tavole imbandite e giovialità tipiche dei terzi tempi rugbystici. Alla fine di questa ennesima avventura, i Negrita torneranno con un nuovo singolo ed un album che costringerà tutti a rivalutarne nuovamente gli orizzonti musicali possibili. It’s only kitchen groove, but I like it.